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Il ponte sacro a Michele

I Monti Pirchiriano e Caprasio: il ponte sacro a Michele

La Sacra di san Michele, simbolo della regione Piemonte, fu edificata all’inizio del secolo XI. Non tutti sanno che il fondatore, tal Giovanni Vincenzo, era un eremita che godeva già in vita di fama di “santo”, e che viveva dall’altra parte della Valle, a Celle – ora minuscola frazione del comune di Caprie (TO). Secondo la leggenda, si trattava in realtà, addirittura, dell’Arcivescovo di Ravenna, che alla fine del X secolo lasciò tutto per andare a vivere a Celle appunto.

Ma perché lasciò tutto, e scelse proprio questo luogo, il monte Caprasio, per dedicarsi a vita di preghiera, privazioni e solitudine?

In realtà, non si tratta di un luogo qualunque. Qui dalla notte dei tempi son transitate civiltà e comunità iniziatiche di cui abbiam trovato traccia. Nella zona – e a Rubiana (TO) in particolare – son stati trovati reperti archeologici (terrecotte e schegge di lavorazione litica) e insediamenti datati IV millennio a.C. Ma a noi interessa soprattutto l’aspetto legato al concetto di “sacro”: nel Neolitico questi antichi abitanti e custodi del luogo, i cosiddetti “Liguri”, eressero file interminabili di menhir per indicare, e fortificare, i sentieri della Geografia sacra. Stiamo parlando naturalmente delle “Ley lines”, o “linee sincroniche”, di cui tanto si parla oggi, soprattutto a proposito della “linea di San Michele” (che misteriosamente congiunge, perfettamente in linea retta, i seguenti luoghi: Gerusalemme, San Michele sul Gargano, Sacra di San Michele, Mont Saint Michel e altri due luoghi dedicati a Michele in Cornovaglia e Irlanda).

Linea di san Michele

La “Linea San Michele” congiunge – in maniera perfettamente verticale! – i luoghi sacri all’Arcangelo Michele (che fu, non lo dimentichiamo, il “protettore” dei Templari – che a Gerusalemme “nacquero”, ma questa è un’altra storia di cui parleremo… – e dei pellegrini; oggi potremmo chiamarlo “il Guerriero di Luce”), attraversando tutta l’Europa da sud-est a nord-ovest. Facciamo notare inoltre che la Sacra di San Michele in Val di Susa è esattamente a metà strada tra il monte sant’Angelo sul Gargano e Mont Saint Michel in Normandia.

 

Ocelum, la città perduta

Alcuni secoli prima di Cristo, qui sorse la città gallica di Ocelum – di cui parla Giulio Cesare all’inizio del De Bello Gallico, quando scrive del suo arrivo in Val di Susa – mai ufficialmente ritrovata. Una pietra con inciso il simbolo dei Druidi (lo stesso ritrovato in Francia e pubblicato da René Guénon nei “Simboli della scienza sacra”) ne attesta ancora oggi l’importanza magica. Ocelum divenne poi una cittadina gallo-romana – abbiamo trovato nei boschi della zona tantissimi reperti e insediamenti di “villae” romani, oltre alla bellissima “via delle Gallie” (o meglio “via Cozia”), anch’essa rinvenuta in parte.

Via della Gallia

La “Via delle Gallia”

 

File di mura tipicamente celtiche (la stessa tipologia ingegneristico-costruttiva abbiam ritrovato in muri a secco sotto Edimburgo e recentemente in Provenza) ancora oggi ne attestano la presenza in epoca antica. Più precisamente, nei boschi impervi della zona abbiam trovato “tre” insediamenti abitativi, semi sepolti dalla vegetazione: i villaggi gallici di cui parla Cesare nel suo De bello…?

 

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Andrea Cogerino

Druido sciamano, esperto di geografia sacra

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